lunedì 23 dicembre 2013

Il Natale in Grecia



Nel mondo ortodosso al Natale che in greco si dice Xριστούγεννα, ossia la “Nascita di Cristo” è data la stessa rilevanza delle festività pasquale che, invece, in alcuni parti del mondo cristiano ha una celebrazione talvolta minore.
Come nella Pasqua, infatti, vi è un periodo di preparazione di quaranta giorni la Piccola Quaresima (Μικρή Σαρακοστή), in cui i fedeli - invitati a percorrere spiritualmente il doloroso tragitto fino alla grotta di Betlemme, ovvero al ricongiungimento con la speranza di risurrezione e salvezza che viene dalla Chiesa - sono chiamati a digiunare dal 15 novembre al 17 dicembre, ad eccezione del pesce e dei giorni di mercoledì e venerdì.
Credenze e usi tradizionali
Per i cristiani ortodossi l’equivalente di Babbo Natale è San Basilio, in greco Ai-Vasilis, un vescovo nato nel 329 in Cappadocia che si era distinto per la sua eccezionale prodigalità verso i bisognosi. Alto, magro, con gli occhi scuri e la barba nera, condivide solo la generosità con il Babbo Natale occidentale, disegnato per la prima volta nel 1862 da Thomas Nast. Anche la data dell’arrivo di Ai-Vasilis è diversa: essa coincide, infatti, con il giorno della sua morte che avvenne appunto il primo gennaio 378. Il suo arrivo non porta, dunque, solo doni ai bambini ma anche la benedizione per la famiglia intera. 
San Basilio

Il dolce caratteristico che si mangia a Capodanno è la vasilopita che prende appunto il nome da San Basilio e che risale all’epoca bizantina. La vasilòpita (βασιλόπιτα), “torta di San Basilio”, è una sorta di ciambella dolce, a base di mandorle e spezie, dorata in superficie e coperta da scaglie di mandorle, dentro cui si nasconde una moneta d’oro o d’argento che toccherà al più fortunato, anche se nella provincia si preferisce mettere un pezzo di formaggio, una spiga di frumento o un rametto di vite o di ulivo come augurio per il raccolto dell’anno. È il padre di famiglia che deve tagliare il dolce, riservandone la prima fetta a Gesù, la seconda alla Madonna, la terza a San Basilio, la quarta per la casa.

Vasilòpita
Per accoglierlo si apparecchia il tavolo dove Ai-Vasilis troverà al suo arrivo la vasilopita, una candela, un bicchiere di vino e il portafoglio del capofamiglia in modo che possa magiare, bere e benedire e augurare prosperità alla famiglia.

Una credenza comune in tutto il territorio greco è l’arrivo a ogni Natale dei kalikàntzari (καλικάντζαροι), spiriti - considerati da alcune regioni benevoli e da altre dispettosi - che rimangono sulla terra fino al giorno dell’Epifania, cioè quando si consacrano le acque. Si racconta che escano di notte dai meandri della terra a spaventare chiunque si trovi fuori casa la notte: le loro vittime preferite sono i bambini. La notte di Natale entrano nelle case scendendo dalla canna fumaria del camino, quando il fuoco si spegne, e rubano il cibo che trovano, soprattutto i fichi di cui sono golosi, e poi cominciano a ballare.
Kalikàntzaros

Un’altra credenza vuole che grandi e piccoli buttino sul fuoco del camino o sul carbone acceso foglie fresche di ulivo pronunziando la formula «Αϊ-Βασίλη βασιλιά, δείξε τζιαι φανέρωσε αν μ’ αγαπά ο…», «Ai-Vasilis re, mostrami e rivelami se mi ama…» dicendo il nome della persona amata. La risposta è positiva solo se il fuoco crepita  bruciando la foglia.

A Capodanno inoltre il capofamiglia quando va a messa tiene in tasca una melagrana.
Quando torna a casa deve gettare per terra il frutto con forza, cercando di romperlo e pronunziare l’augurio «με υγεία, ευτυχία και χαρά το νέο έτος, κι όσες ρώγες έχει το ρόδι, τόσες δραχμές να έχει η τσέπη μας όλη τη χρονιά», ossia «con salute, felicità e gioia il nuovo anno, e quanti chicchi ha la melagrana, tanti i soldi abbia la nostra tasca tutto l’anno».

A Creta, in alcuni villaggi a sud-ovest dell’isola, si è soliti mettere il giorno della vigilia un po’ di impasto di pane su un piatto trascorrendo con i propri cari la sera, in attesa che l’impasto lieviti: la tradizione popolare, infatti, vuole che sia proprio questo il momento in cui Cristo nasce.

In Epiro si racconta che alcuni contadini in cammino verso la grotta di Betlemme avessero acceso un grosso ramo secco di quercia per farsi luce nel tetro buio del bosco. Questo si era interamente illuminato ed essi riuscirono a giungere sicuri alla grotta. Da questo racconto è uso in alcune cittadine che la gente vada a fare visita ai propri cari reggendo una fiaccola costituita da un ramo di quercia o di un altro albero e spesso tenendo nell’altra mano foglie di alloro o di quercia. Arrivati a destinazione si gettano le foglie sul camino e allo scoppiettare della fiamma pronunziano un desiderio di prosperità: «Αρνιά, κατσίκια, νύφες και γαμπρούς!», «Agnelli, capre, spose e sposi».
Sempre in Epiro è molto comune fra i ragazzi il gioco delle noci, chiamato ta karydia (τα καρύδια): il giorno di Natale un bambino traccia per terra ina linea su cui ogni giocatore posa una noce in fila. Poi a una certa distanza cerca di colpire le noci: ogni noce colpita è una noce guadagnata, se invece perde, deve cedere il posto a un altro giocatore. 

Un’altra credenza legata al fuoco nasce in alcune cittadine della Grecia settentrionale. Mentre la donna pulisce con attenzione non solo la casa, ma anche il camino e la canna fumaria per evitare che arrivino da lì gli spiritelli dispettosi delle favole, ovvero i kalikàntzari. Il capofamiglia porta in casa un grosso legno di ulivo o di pino da potere bruciare nel camino da Natale all’Epifania: è il cosiddetto Christòxylo (Χριστόξυλο), il “Legno di Cristo”. Questo per tutto il tempo riscalderà nella credenza popolare anche il Bambino Gesù nella grotta di Betlemme.
Nella Grecia centrale alla viglia di Natale si svolge il cosiddetto “tàisma tis vrysis” (τάισμα της βρύσης), un’espressione che vuol dire all’incirca “dare da mangiare alla fonte”.  La notte del 24 dicembre o all’alba del 25, le ragazze senza parlare fra loro si recano a una fonte vicina con una brocca. Mettono poi ai piedi della fonte un’offerta, costituita prevalentemente da burro, grano, pane, formaggio o un ramoscello di olivo e recitano questa formula: «Όπως τρέχει το νερό σ’ βρυσούλα μ’, έτσ’ να τρέχ’ και το βιο μ’», ovvero «Come scorre l’acqua nella mia fontanella, così scorra anche la mia vita» - un augurio che la propria vita si svolga con abbondanza e con amore. Dopo avere dato simbolicamente da “mangiare” alla fonte riempiono la brocca con l’acqua e vi mettono dentro tre ciottoli e la foglia di un rovo. Mantenendo il silenzio, tornano a casa dove bevono quasi tutto il contenuto della brocca: con l’acqua che resta aspergono i quattro angoli della casa poggiando in vari punti i ciottoli.

Cibi tradizionali
Il Christòpsomo (Χριστόψωμο), ossia il “Pane di Cristo” è una sorta di grossa pagnotta o ciambella di pane, lievitata con ingredienti che variano da località a località, come acqua di rose, miele, semi di sesamo, cannella, chiodi di garofano o anche fichi secchi e noci. Il pane - tradizionalmente legato non solo al sostentamento principale dell’uomo ma anche naturalmente all’Eucarestia - rappresenta unità della Chiesa con la comunità dei fedeli, simboleggiata dall’impasto di frumento. 
Christòpsomo
Christòpsomo












La superficie del Christòpsomo è solitamente molto decorata: se al centro è inciso una croce (o uno stemma sacro), trovano posto, oltre a vari dolciumi, altri segni simbolici legati alle speranze e ai desideri della famiglia: animali utili al lavoro contadino, l’aratro per una semina proficua, benauguranti foglie di vite o di olivo, e così via. Il Christòpsomo, inoltre, non è diviso con il coltello, simbolo del male, ma spezzato con le mani. 
Christòpsomo
Christòpsomo

Verso gli inizi del XIX secolo il piatto principale per la cena di Natale diviene il tacchino che è farcito con carne macinata, noci, castagne, cipolla, uva passa, pepe e prezzemolo, ma molto comune resta anche il piatto tradizionale greco, cioè l’arrosto di maiale o di pollo cucinato con il riso pilaf, accompagnato da un piatto di kotòsoupa (κοτόσουπα) la ossia di zuppa di pollo.


Alcuni dolci tradizionali sono: i melomakàrona (μελομακάρονα) sono dolci greci a forma di uovo preparati con farina o semolino, miele, succo di rancia, cannella, cognac e olio di oliva. Ricoperti a fine cottura da uno sciroppo fatto di miele e zucchero vengono decorati con noci tritate; i kourampiedes (κουραμπιέδες), un turcismo da Kurabiy, è un dolce pasta frolla, a forma di mezza luna, preparato con farina, mandorle, vaniglia, acqua di rose, mastica o brandy e burro, e ricoperto da abbondante zucchero a velo; e la vasilòpita (βασιλόπιτα), “torta di San Basilio”, di cui già si è detto.
Melomakàrona

Kourampiedes











In Grecia - insieme alla tradizione dell’albero di Natale - tradizione diffusa fra le famiglie reali di Europa soprattutto nordiche e introdotto in Grecia dal re bavarese Otto nel 1833 - si addobba anche il modellino di un veliero, solitamente, a tre alberi e con vele quadre. Il veliero, oltre a essere legato al mare, elemento legato alla tradizione e alla quotidianità della Grecia, giacché di pesca viveva la maggior parte degli isolani, rappresenta la vita ma anche la morte.


Kàlanta
Quando i bambini vanno a suonare di porta in porta durante le festività la cosiddetta kàlanta (κάλαντα, dal lat. tardo calendae, che erano giorno di festa) per ricevere qualche dolciume, al posto del tradizionale triangolo (in uso in città come Atene), usano un triangolo a forma di barca, come si faceva già in età bizantina: è anche un augurio che il padre e i familiari ritornino con un buon pescato e che soprattutto tornino incolumi.

Ecco una kàlanta (clicca qui), e.... attenti ai kalikàntzari !!!

Τρίγωνα, κάλαντα σκόρπισαν παντού
κάθε σπίτι μια φωλιά του μικρού Χριστού, Ει.
Τρίγωνα, κάλαντα μέσ’ τη γειτονιά
ήρθαν τα Χριστούγεννα και η πρωτοχρον-ιά.

Να το αστέρι μέσ’ στη νύχτα,
πόσο λάμπει εκεί στον ουρανό,
ας μας οδηγήσει τώρα,
για να πάμε στο μικρό Χριστό.
Θ’ αποτίσει αυτό το δρόμο,
που οδηγεί πάνω στη σπηλιά
να το βλέπουνε μονάχα
όσοι έχουνε αγνή καρδιά.

Καλή Χρόνια σε όλους. (x 2)
Καλή Χρόνια σε όλους με υγεία και χαρά,
με υγεία να δούμε το Χριστό μας, παιδιά.